La banalità del male, in Hannah Arendt
comprensione e attualità del concetto
DOI:
https://doi.org/10.52521/poly.v17i2.13024Parole chiave:
Radicalismi, sterminio nazista, male radicale, male banaleAbstract
Obiettivo dell'articolo è analizzare il concetto di banalità del male, in Hannah Arendt, nella sua comprensione e attualità. Comprendendo che esso appare in opposizione a un concetto di male profondamente radicato, analizziamo il radicalismo antiebraico e la prospettiva kantiana del male radicale, per comprendere fino a che punto il nazismo possa essere un male di questa natura. Radicalità che Arendt mette in discussione, ritenendo che, benché estremo, quel male è privo di profondità; vissuto come qualcosa di normale, di cui nessuno si mette in discussione o si assume la responsabilità. Può verificarsi, oggi, se non viene denunciato, criticato, da individui e istituzioni.
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